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L’acquisizione del linguaggio inizia nello scambio reciproco fra il genitore e il bambino, quando cioè si crea un “formato” prevedibile di comunicazione. Le transazioni che hanno luogo in tali formati danno avvio al processo di apprendimento del linguaggio. Ovviamente non potremmo acquisire il linguaggio senza una predisposizione biologica specifica la quale entra in funzione quando il bambino fa esperienza assieme all’adulto di un formato transazionale.

Tappe dello sviluppo del linguaggio

Quali sono le tappe dello sviluppo del linguaggio? Pur con una variabilità individuale molto elevata è possibile identificare le seguenti tappe:

  • Primi mesi: suoni gutturali, vocalizzi, risate, grida, pianto sono le forme di comunicazione più frequenti. Successivamente il bambino brontola, mormora, piange in assenza del caregiver, insomma complessizza la gamma di modalità comunicative già in suo possesso.
  • Da dieci a diciotto mesi: emette suoni onomatopeici, dice le prime parole che indicano di solito persone o oggetti familiari. Tutte le parole sono usate inizialmente in contesti specifici e ritualizzati. Già verso i quindici mesi comprende ciò che gli viene detto e agisce di conseguenza. Fino ai sedici mesi l’ampiezza del vocabolario si attesta selle 50 parole circa.
  • Dai diciassette ai ventiquattro mesi si assiste ad una esplosione del vocabolario. Compare l’olofrase e vengono combinate due o più parole. Piano piano il bambino diventa capace di attribuire alle parole uno status propriamente simbolico. Il significato riflette una categorizzazione della realtà.
  • Dai due ai tre anni: compaiono sostantivi con l’articolo e i verbi.
  • A tre anni: sa usare congiunzioni, gli avverbi di causa e di tempo. Quasi tutte le parole sono comprensibili. Conosce le azioni e le nomina.
  • Dai quattro mesi: il bambino possiede un vocabolario completo adatto al suo ambiente e compie errori sintattici e grammaticali per confusione.

 

Il “caso” del ritardo del linguaggio

Un ritardo o presunto tale nell’acquisizione del linguaggio è una delle grandi preoccupazioni dei genitori. È frequente che già a due anni il bambino subisca diagnosi con tanto di indagini strumentali tipo risonanze magnetiche a caccia della spiegazione del suo modi di esprimersi giudicato indietro rispetto agli altri o alla norma. In realtà una buona espressione elocutoria può essere maturata dopo i quattro-cinque anni di vita. Ci sono notevoli variabilità individuali che rientrano pienamente in uno sviluppo nella norma. Questo a due condizioni:

  • Che si intraveda una evoluzione nel tempo
  • Che la comunicazione, l’espressività e la comprensione siano articolate e precise.

 

Se ciò si può osservare, è possibile una cauta tranquillità, altrimenti è necessario qualche approfondimento in più.

L’osservazione del bambino con ritardo nel linguaggio non serve per quantificare il deficit, ma deve dar voce al bambino stesso nella sua globalità, identificando gli impacci, individuando le abilità e potenzialità, descrivendo il modo con cui quel bambino entra in relazione con l’altro. Solo così sarà possibile progettare un intervento educati o o riabilitativo calibrato sulle reali specificità e necessità della persona.

Hai paura che tuo figlio abbia un ritardo nel linguaggio? Noti che non riesce a parlare bene? Contattaci attraverso il form e saremo lieti di aiutarti.

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