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“L’ADHD esiste davvero?”. Questa è la domanda che si pongono molti non addetti ai lavori, sollecitati spesso da informazioni parziali o volutamente fuorvianti e ideologiche. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

ADHD come disturbo

I manuali classificatorio-nosografici principali, il DSM (redatto dall’associazione degli psichiatri statunitensi) e l’ICD (redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) sono concordi nel ritenere possibile distinguere un disturbo da deficit di attenzione e/o iperattività in base ad una serie di sintomi. I due manuali attribuiscono nomi diversi a questa condizione (Disturbo da deficit dell’attenzione e/o iperattività l’uno, sindromi ipercinetiche l’altro) e si differenziano anche su quali e quanti sintomi occorrono per formulare la diagnosi. A parte le differenze, peraltro minime, entrambi delineano una categoria nosografica distinta e ben distinguibile.
Questa è la posizione della comunità scientifica internazionale, basata su studi e ricerche indipendenti, controllate, rigorose e verificabili.

ADHD come invenzione

Molte critiche sull’esistenza del disturbo, e a volte del problema stesso, vengono mosse da associazioni, comitati e movimenti antipsichiatrici e pseudoscientifici alcuni dei quali fondati da adepti di Scientology. La potenza persuasiva derivante dai mezzi economici di cui dispongono unitamente all’anarchia internettiana hanno contribuito alla diffusione di queste idee.
Va da sé che un conto è criticare l’eccesso di medicalizzazione o un uso improprio e sconsiderato di farmaci, un conto è dire che il problema non c’è o che il disturbo è stato inventato per far soldi.

ADHD come problema ovvero la nostra posizione

A noi del Centro Kromos non piacciono le etichette diagnostiche perché:

  1. Hanno la pretesa di oggettivare la realtà che riteniamo soggettivamente costruita
  2. Non favoriscono l’evoluzione della persona, la quale tenderà a vedersi come quella etichetta dice che è
  3. Ognuno è diverso, si manifesta in modo specifico e ha esigenze proprie

Però siamo certi che è importante che le nosografie esistano. Il punto è che in clinica la soggettività e i bisogni individuali sono più importanti.
Quanti sono infatti le persone, spesso bambini, che manifestano difficoltà rilevanti nel mantenere l’attenzione o che fanno fatica a stare fermi? Molti. E non è possibile ignorare il problema o peggio liquidarlo con una normale variabilità interindividuale. Anche perché sono soggetti che soffrono. E lo dicono, oppure lo fanno capire chiaramente.

Cosa serve in questi casi?

L’intervento di aiuto alla persona che manifesta difficoltà clinicamente rilevanti nell’attenzione o nel comportamento è finalizzato al miglioramento delle relazioni interpersonali e della qualità di vita. Si tratta di aiutarla a rendere meno “automatici” o “necessari” eventuali comportamenti dirompenti o incontrollati; a potenziare le abilità negli apprendimenti non solo scolastici; a sviluppare autonomia e aumentare l’autostima.
Per fare questo si lavora con la persona, con la famiglia, con la scuola.
A grandi linee nel lavoro individuale in genere sono importanti il contenimento e la congruenza per imparare a rispettare le regole (interne ed esterne); il riconoscimento e la gestione delle emozioni; la valorizzazione personale, il passaggio dalla competizione alla collaborazione
Con gli insegnanti e con i genitori, anche attraverso un vero e proprio parent training il lavoro è invece finalizzato di solito a:

  • andare oltre le definizioni semantiche (“è cattivo”, “non rispetta la regole” ecc.) per analizzare concretamente gli episodi e passare dal giudizio sulla persona alla valutazione del comportamento
  • leggere gli stati emotivi del bambino, assumendone il punto di vista
  • acquisire uno stile educativo di tipo autorevole
  • modificare i pattern relazionali in una ottica sistemica

Le persona che manifestano difficoltà clinicamente rilevanti nell’attenzione o nel comportamento possono essere aiutate, così come i loro familiari e, in età scolare, le componenti educative. Se si mantiene una visione sistemica per una azione psicoeducativa rivolta a tutte componenti che interagiscono con la persona, si possono ottenere cambiamenti significativi e soddisfacenti risultati. Ci vuole solo tempo e impegno, da parte di tutti. Al di là del disturbo lavoriamo con le persone.

Se ti sembra che figlio o tua figlia abbia problemi di comportamento e/o ha difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione puoi iniziare un percorso specialistico per sostenere la sua evoluzione. Contatta uno dei nostri professionisti attraverso il form oppure telefonicamente al numero 333.9640032

Dott. Guido Pesci

Psicologo, Psicoterapeuta, Pedagogista Clinico®, Psicomotricista Funzionale, svolge attività clinica presso il Centro Studi Specialistici Kromos, ed è Direttore Scientifico dell’Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca, Della Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica e della Scuola di Psicomotricità Funzionale “Jean Le Boulch”.

Dott.ssa Marta Mani

Pedagogista Clinico®, Psicomotricista Funzionale, Reflector, lavora presso il Centro Studi Specialistici Kromos ed è docente della Scuola Internazionale di Pedagogia Clinica (Contatto diretto: 3479460319)

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