I bambini giocano e lo fanno per la maggior parte del tempo. Ovunque si trovano, non appena possibile, giocano da soli, tra loro o con gli adulti. Perché? Perché è un modo di conoscere il mondo e allo stesso tempo una esperienza intersoggettiva, comunicativa ed emotiva, capace di trasformare la realtà.
Lo sviluppo del gioco
Nel corso del primo anno di vita il gioco serve per orientarsi nel mondo. Si esplorano il proprio corpo e le proprie abilità di azione, si interagisce con i genitori, si manipolano gli oggetti, si conosce e modifica l’ambiente circostante. Solo intorno ai due anni il gioco assume forme simboliche.
Il primo “giocattolo” è ovviamente rappresentato dal proprio corpo, fonte di stimolazione e soprattutto sempre a disposizione. Nel secondo mese di vita il bambino, capace di sostenere lo sguardo, di sorridere e di vocalizzare modifica le sue abilità sociali e psicomotorie trasformando la qualità dell’interazione con l’adulto. Nei primi sei mesi di vita l’interazione faccia a faccia è prevalente nei rapporti bambino-adulto; successivamente, di 5-6 mesi cambia qualcosa: il bambino tende a dare avvio alle interazioni e gli oggetti entrano a far parte preponderante del gioco. I giochi diventano progressivamente più organizzati e stabili e si formano esperienze caratterizzate da ruoli e regole precisi e condivisi (giochi sociali).
Sempre di più il bambino si apre al mondo extra-parentale e “conosce” altri adulti significativi e i pari. Già nel primo anno di vita i bambini sono capaci di contatto sociale, mostrano interesse reciproco e interagiscono tra loro con oggetti e per imitazione.
Nel secondo anno, oltre alla modalità imitativa appare quella complementare: i bambini sono in grado di rispondere alle iniziative di un compagno con una iniziativa diversa, ma coerente. La capacità di rendere le proprie azioni dipendenti da quella del partner è definita “contingenza interpersonale” ed è la premessa per le future complesse e coordinate interazioni.
I giochi sociali tra coetanei richiedono inoltre di condividere significati per più turni di interazione, una capacità sempre più affinata grazi allo sviluppo della teoria della mente cioè della capacità di interpretare in termini mentalistici il comportamento dell’altro.
Educare giocando, educare attraverso il gioco e educare al gioco
Educare giocando è una strategia didattica utile, ma dalla portata educativa limitata. Educare attraverso il gioco significa invece promuovere la crescita delle capacità senso percettive, psichiche e creative del bambino fino a permettere la disponibilità necessaria all’incontro con l’altro. Educare a giocare invece significa insegnare a entrare dentro le esperienze, a coinvolgersi, ad esprimersi attraverso il gioco. Per educare al gioco un ottimo mezzo è certamente il gioco sociale perché consente di bilanciare l’esperienza individuale con la costruzione comune di regole e norme.
Il gioco sociale può assumere diverse forme e tipologie, tutte accomunate dal fatto che l’esperienza ludica è co-costruita dai partecipanti: in realtà ogni gioco può diventar egioco sociale.
- Giochi di movimento a squadre
- Giochi di costruzione
- Giochi di esplorazione del ambiente
- Giochi di drammatizzazione
- Giochi di linguaggio
- ecc.
Conclusioni
il gioco è un potente strumento di costruzione e trasformazione della realtà. Per questo ogni bambino dovrebbe essere incoraggiato a giocare e dovrebbe avere il tempo per farlo. Sta all’adulto offrire questa opportunità, non oberandolo di impegni extrascolastici, ma consentendo l’incontro con i pari e, al momento giusto, immergendosi egli stesso nell’esperienza ludica. Un bambino che gioca è un bambino che vive.
Se hai dei dubbi rispetto allo sviluppo di tuo figlio o vuoi iniziare un percorso specialistico per sostenere la sua evoluzione, contatta uno dei nostri professionisti attraverso il form oppure telefonicamente. In questa particolare “area” i contatti diretti sono:
Dott.ssa Marta Mani, pedagogista clinico e psicomotricista funzionale (tel 347. 9460319)
Dott. Simone Pesci, psicologo e psicoterapeuta (tel. 333 9640032)
Dott. Lapo Zoccolini, psicomotricista funzionale (tel. 339 2466670)
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