Qualche bambino lo chiede già a due anni, magari spinto dalla competizione rispetto ai cugini più grandi. Altri fino ai tre anni non ne vogliono sapere. Qualcuno ha difficoltà anche più tardi. Togliere il pannolino e acquisire il controllo sfinterico è uno dei momenti importanti dello sviluppo. Un processo, in realtà, e non un evento o un momento preciso, che soprattutto da parte degli adulti deve essere affrontato con calma e tranquillità: aver fretta di arrivare ad un risultato senza lasciare il tempo di provare, fallire, riprovare ecc. espone a problemi relazionali e a ripetute mancate sintonizzazioni affettive.
Quando iniziare
I segnali che forse è arrivato il momento giusto possono essere sinteticamente i seguenti:
- I pannolini restano asciutti per almeno due o tre ore nell’arco della giornata e i movimenti intestinali stanno diventando regolari e prevedibili.
- Le espressioni del viso e la postura indicano con sempre maggiore chiarezza e anticipo che il bambino sta per urinare o defecare.
- Quando il bambino sente il pannolino pieno manifesta disagio, agitazione o chiede di essere cambiato.
- Il bambino è in grado di aiutare a svestirsi ed è pronto a ricevere istruzioni semplici rispetto a tutto ciò che concerne lo stare in bagno.
- Il bambino nomina pipì e cacca, chiede di togliere il pannolino, di usare il vasino ecc.
Se ci sono altri cambiamenti in famiglia (nascita di fratelli, lutti, cambiamenti di scuola o di casa ecc.) che comportano un certo grado di stress, sarebbe opportuno non sommare le energie impiegate per la loro elaborazione con quelle adoperate per il controllo sfinterico: in questo caso è meglio rimandare. Tra l’altro, certe tipologie di eventi possono richiedere un notevole sforzo di adattamento tanto da comportare fasi regressive proprio delle abilità di controllo sfinterico anche quando queste siano già consolidate.
Come fare (principi generali)
Innanzi tutto è bene procedere con gradualità. Il bambino deve essere accompagnato a conquistare la consapevolezza della propria urina e delle proprie feci: è importante per lui riconoscere di avere il pannolino bagnato o gonfio, in modo da riconoscere lo stimolo, pur non essendo ancora in grado di controllarlo. Quando avrà appreso questo può essere il momento di proporgli il vasino (o il riduttore da wc): non sempre riuscirà a “fare centro” ed è proprio allora che deve sentire il sostegno dei propri genitori. Non solo parole! Non importa fissarlo mentre ci prova o fare la faccia schifata quando siamo a ripulire!
È bene ricordare sempre che la percezione degli stimoli corporei e il controllo volontario del corpo assumono un valore relazionale. Oltre alla maturazione neurologica il controllo sfinterico, infatti, è investito emotivamente e può diventare, in termini intersoggettivi, fonte di piacere e soddisfazione reciproca o di ansia e paure. Così, oltre al cambiamento fisico, vi è un cambiamento psicologico in cui il bambino, imparando a lasciarsi andare e a trattenere, si impegna in uno scambio sempre più attivo con l’ambiente.
Nel corso dei primi due anni di vita il bambino è stato impegnato a conquistare una autonomia motoria, a manipolare e giocare con gli oggetti, a usare le funzioni recettive ed espressive del linguaggio ecc. Tra i due e i tre anni, quindi, l’educazione degli sfinteri è il lavoro principale del triangolo madre-padre-figlio. Nel corso del secondo anno il genitore, all’interno della più ampia cornice dell’educazione all’igiene, deve dare indicazioni e regole sulle funzioni sfinteriche.
Una delle grandi difficoltà che i genitori incontrano in questo periodo è data dalla differenza di punto di vista: il bambino, a differenza degli adulti, non prova ribrezzo delle proprie produzioni che tratta come un oggetto da esplorare, portare alla bocca, manipolare e, successivamente, mostrare e donare. La repulsione è a tutti gli effetti un derivato culturale: perciò è bene evitare commenti sullo sporco, sullo sconveniente, sul puzzo o sullo schifo, pur indirizzando progressivamente il bambino a comportamenti idonei alla cultura di appartenenza.
“Ma sono matti?”. Questo è forse quello che pensa ogni bambino nel vedere come gli adulti si rapportano alle sue produzioni: dalla gioia sfrenata nel vedere che il proprio figlio la fa nel WC o nel vasino al buttare via tutto perché sporco, inutile e maleodorante! Ci vuole un po’ di tatto e di rispetto, è bene accogliere il bambino che produce e mostra il suo trofeo (ottenuto con tanto sforzo!) e accompagnare il momento del commiato con altrettanta delicatezza. L’uso del vasino, inoltre, deve avere un carattere ludico e al tempo stesso “serio”: è bene che sia vissuto con piacere, ma non necessariamente come un gioco. L’arte di educare al controllo sfinterico sta proprio qui: nel bilanciare i vari elementi, favorendo il naturale processo di crescita, all’interno di una cornice relazionale di sintonizzazione emotiva. Facile, no? In effetti non lo è. Vediamo ora più da vicino qualche spunto operativo.
Come fare (concretamente)
Per tutta l’infanzia la routine è molto importante. In questo caso può essere utile far sedere il bambino sul vasino (o sul wc) agli stessi orari durante la giornata o comunque agli orari in cui ha dimostrato più frequentemente di produrre urine e feci. Oltre a ciò è bene cercare di anticipare il momento del “rilascio” cogliendo i segnali che ci invia e gratificare quando riesce pure lui a coglierli in anticipo. Non bisogna però avere fretta di togliere i pannolini perché hanno la funzione di protezione e possono ridurre il senso di frustrazione quando le cose non vanno come si vorrebbe.
Ci vuole calma, pazienza e tempo. In questo modo sarà possibile insegnare gradualmente al bambino a compiere altri passi verso l’autonomia e finalmente seguire tutti gli step necessari:
- sentire lo stimolo
- smettere di giocare ecc.
- andare in bagno o sul vasino
- svestirsi secondo quanto necessario
- sedersi
- evacuare
- prendere la carta igienica e utilizzarla nel modo corretto
- gettare la carta nel wc
- lavarsi
- rivestirsi correttamente
- tirare lo sciacquone (se si è utilizzato il wc)
- lavarsi le mani
A noi adulti sembra tutto così automatico, vero? Eppure i passaggi da fare sono molti e richiedono, ciascuno di essi, complesse abilità cognitive, logiche, motorie ecc.
A cosa servono gli specialisti
Il processo di controllo degli sfinteri di norma si stabilizza intorno ai quattro anni. A volte non si instaura affatto oppure, pur avendolo acquisito, viene perduto. Queste situazioni hanno una rilevanza clinica e vengono definite “encopresi” e “enuresi”, rispettivamente se il mancato controllo si riferisce alle feci o all’urina. In situazioni del genere è indispensabile rivolgersi ad uno specialista che, dopo una attenta valutazione, effettuata in rete con altri professionisti, propone un progetto di intervento personalizzato e specifico.
Ma uno specialista non serve solo in caso di disagi, compromissioni o ritardi clinicamente rilevanti: può infatti sostenere babbo e mamma in questo delicato passaggio, in modo che l’esperienza di relazione tra il bambino e i suoi genitori possa uscirne rafforzata e arricchita.
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