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Disprassia: sintomi, cause, intervento

Per “prassia” si intende l’abilità nel compiere un gesto finalizzato, un’azione. La “Disprassia” è la difficoltà nel saper fare o compiere un azione; si  tratta di un deficit dei movimenti volontari che colpisce il 6-10% dei bambini in età scolare. Nei manuali diagnostici la Disprassia viene classificata come “Disturbo specifico della funzione motoria” (ICD-10) o come “Disturbo evolutivo della coordinazione motoria” (DSM-V).

L’ICD-10 mette in evidenza il Disturbo Evolutivo Specifico della Funzione Motoria identificandolo attraverso i seguenti criteri:

  • Difficoltà di coordinazione, presente dalle prime fasi di sviluppo e non dipendente da deficit neurosensoriali e neuromotori; il deficit della coordinazione motoria non può essere spiegato da una condizione di ritardo mentale.
  • Entità della compromissione variabile e modificabile in funzione dell’età.
  • Ritardo di acquisizione, (non costante), delle tappe di sviluppo motorio, a volte accompagnato da ritardo dello sviluppo del linguaggio (componenti articolatorie).
  • Goffaggine nei movimenti.
  • Ritardo nell’organizzazione del gioco e del disegno
  • Difficoltà in compiti visuo-spaziali
  • Presenza di segni neurologici sfumati, privi di sicuro significato localizzatorio.
  • Presenza (non costante) di difficoltà scolastiche e di problemi socio-emotivo-comportamentali.

     

Nel DSM si parla di Disturbo di Sviluppo della Coordinazione quando le prestazioni nelle attività quotidiane che richiedono coordinazione motoria sono sostanzialmente inferiori rispetto a quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto e alla valutazione psicometrica della sua intelligenza. Questo può manifestarsi con un notevole ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie fondamentali (per es., camminare, gattonare, star seduti), col far cadere gli oggetti, con goffaggine, con scadenti prestazioni sportive, o con calligrafia deficitaria.

Detto in termini più semplici in un bambino con Disprassia si possono osservare:

  • Ridotta capacità di “rappresentarsi” l’oggetto su cui agire, l’intera azione o le sequenze che la compongono;
  • Difficoltà di ordinare in serie e coordinare i relativi movimenti elementari in vista di uno scopo (deficit di programmazione);
  • Difficoltà di avviare i relativi programmi motori;
  • Difficoltà di prevedere un certo risultato (deficit previsionale);
  • Difficoltà di controllare ciascuna sequenza e l’intera attività nel corso dell’azione (feed back);
  • Difficoltà di verificare il risultato ottenuto come corrispondente a quello previsto ed atteso.

Sulle cause della Disprassia in letteratura non c’è un accordo unanime e nel tempo sono state formulate alcune ipotesi. Qualche studioso ha attribuito la Disprassia a cause ereditarie  congenite come la mutazione del gene FOXP2 (coinvolto nello sviluppo verbale); altri  a motivi legati alla gravidanza, come l’anossia cerebrale del feto, altri ancora a motivazioni legate al parto (prematurità). Indagini diagnostiche realizzate attraverso TAC, RMf, PET hanno messo in evidenza una ecodensità periventricolare della sostanza bianca, e microlesioni e assottigliamento della parte posteriore del corpo calloso. Tuttavia, la risonanza magnetica funzionale non rileva nulla di significativo per i bambini con Disprassia evolutiva.

Cosa fare in caso di Disprassia? Per riuscire ad avere un reale quadro della situazione non possiamo basarci solo sui sintomi, bensì occorre fare una attenta Analisi Funzionale delle diverse facoltà (linguistica, cognitiva, emotiva e relazionale), cioè l’analisi delle diverse componenti strutturali di ogni singola funzione. L’Analisi Funzionale considera tanti aspetti delle manifestazioni della persona con Disprassia, tra le quali la coordinazione oculo manuale, l’equilibrio statico e dinamico, la motricità fine, la discriminazione visuo-percettiva della distanza e traiettoria, le sequenze motorie ecc.

La Psicomotricità Funzionale è un ottimo modo di aiutare i bambini con difficoltà nella funzione motoria. La Psicomotricità Funzionale è un modo per sostenere la persona grazie ad un intervento educativo psicomotorio e grazie alla stretta connessione che c’è fra azione e sistema nervoso centrale consente alla persona di sviluppare le proprie competenze usando come mezzo il corpo e il movimento.

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