Abilitazione/Riabilitazione psicologica
Quando il problema che un individuo avverte si riferisce a specifiche funzioni psicologiche (processi cognitivi e processi dinamici), è necessario aiutare l’altro a ripristinare abilità compromesse o non adeguatamente sviluppate.
L’attività di abilitazione/riabilitazione è uno dei principali ambiti di intervento previsti dalla legge di ordinamento della professione di psicologo e, a titolo esemplificativo, ma non riduttivo, vi si possono annoverare (Legge 56/89)
L'importanza della relazione
Per quanto tecnico possa essere il lavoro abilitativo-riabilitativo la componente relazionale si rivela assai utile per il cambiamento, poiché investe domini di conoscenza difficilmente raggiungibili attraverso il mero ricorso ad attività ancorché specifiche. La relazione, anche all'interno di un percorso di abilitazione/riabilitazione psicologica, si fonda sulla riscoperta dell’intersoggettività e, attraverso le esperienze fatte insieme, la persona può scoprire da sé l’aggiustamento funzionale (cfr. Le Boulch) necessario a rispondere meglio a quanto l’ambiente le chiede, una modalità che crea opportunità di costruzione di vie percorribili per niente pre-formate. Esperire significa esplorare, con tutti i canali informatori che si possiede, gli elementi di volta in volta migliori ne raggiungimento dei propri obiettivi. E in questo contesto non può mancare certamente il contributo del corpo e del movimento in cui l’individuo deve riscoprirsi e ritrovarsi per poter affrontare le sfide del proprio personale sviluppo.
Metodi, tecniche e obiettivi
L’intento del clinico non è quello di cambiare una persona per farla adeguare ad un modello di “normalità” e di efficienza, ma quello, attraverso uno scambio reciproco, di favorire, in un cammino fatto insieme al cliente, l’emergere di nuovi scenari possibili: anche i metodi e le tecniche che si suppongono utili alla promozione di un cambiamento non sono incatenati ad un utilizzo abituale e stereotipato, ma sono rivisitati in modo creativo ad ogni nuova occasione di incontro. Abilitare e Riabilitare assumono pertanto il significato di costruire o ricostruire la fiducia di un individuo nelle proprie capacità, nella propria autonomia e forza personale, stimolare l’auto-determinazione e aiutare la persona a trovare le strategie adattive per confrontarsi al meglio con l’ambiente.
Per quanto l’intervento abilitativo-riabilitativo abbia delle specificità tecniche che lo distinguono nella forma e negli obiettivi da altre tipologie di clinica psicologica, la prassi operativa deve considerare non tanto la difficoltà del soggetto, quanto la sua particolarità, la sua disponibilità, la sua stessa valutazione del problema e del cambiamento. Ciò significa promuovere uno sviluppo globale, soggettivamente percepito, niente affatto isolato rispetto al mondo socio-culturale e relazionale di riferimento, un movimento promosso in più direzioni e in più forme da un clinico “facilitatore” piuttosto che “operatore”, un professionista che è, anche in un contesto maggiormente tecnico come quello abilitativo-riabilitativo, strumento esso stesso di promozione di uno spazio di scambio intersoggettivo orientato alla perturbazione strategicamente orientata di un modo di essere necessario per la persona, in quanto storicamente costituito, ma attualmente non funzionale all’adattamento contestualizzato.
Testo tratto da Pesci, S. (2014). Abilitazione-riabilitazione psicologica ad orientamento cognitivo-costruttivista. In Nuovi Orizzonti, XI, gen-giu 2014.
L’attività di abilitazione/riabilitazione è uno dei principali ambiti di intervento previsti dalla legge di ordinamento della professione di psicologo e, a titolo esemplificativo, ma non riduttivo, vi si possono annoverare (Legge 56/89)
- la programmazione di training per disturbi dell’apprendimento scolastico (DSA: Dislessia, Discalculia, Disortografia, Disgrafia);
- la definizione e la stesura di programmi di riabilitazione di specifici deficit o disturbi comportamentali (Disturbi del linguaggio, ADHD, problemi di attenzione, concentrazione o memoria),
- la definizione e la stesura di programmi di riabilitazione di specifici processi o abilità cognitive e psicomotorie;
- la definizione e la stesura di programmi di riabilitazione psico-sociale,
- la definizione e la stesura di programmi di clinica ricreazionale, clinica del gioco, clinica vocazionale e occupazionale ecc.
L'importanza della relazione
Per quanto tecnico possa essere il lavoro abilitativo-riabilitativo la componente relazionale si rivela assai utile per il cambiamento, poiché investe domini di conoscenza difficilmente raggiungibili attraverso il mero ricorso ad attività ancorché specifiche. La relazione, anche all'interno di un percorso di abilitazione/riabilitazione psicologica, si fonda sulla riscoperta dell’intersoggettività e, attraverso le esperienze fatte insieme, la persona può scoprire da sé l’aggiustamento funzionale (cfr. Le Boulch) necessario a rispondere meglio a quanto l’ambiente le chiede, una modalità che crea opportunità di costruzione di vie percorribili per niente pre-formate. Esperire significa esplorare, con tutti i canali informatori che si possiede, gli elementi di volta in volta migliori ne raggiungimento dei propri obiettivi. E in questo contesto non può mancare certamente il contributo del corpo e del movimento in cui l’individuo deve riscoprirsi e ritrovarsi per poter affrontare le sfide del proprio personale sviluppo.
Metodi, tecniche e obiettivi
L’intento del clinico non è quello di cambiare una persona per farla adeguare ad un modello di “normalità” e di efficienza, ma quello, attraverso uno scambio reciproco, di favorire, in un cammino fatto insieme al cliente, l’emergere di nuovi scenari possibili: anche i metodi e le tecniche che si suppongono utili alla promozione di un cambiamento non sono incatenati ad un utilizzo abituale e stereotipato, ma sono rivisitati in modo creativo ad ogni nuova occasione di incontro. Abilitare e Riabilitare assumono pertanto il significato di costruire o ricostruire la fiducia di un individuo nelle proprie capacità, nella propria autonomia e forza personale, stimolare l’auto-determinazione e aiutare la persona a trovare le strategie adattive per confrontarsi al meglio con l’ambiente.
Per quanto l’intervento abilitativo-riabilitativo abbia delle specificità tecniche che lo distinguono nella forma e negli obiettivi da altre tipologie di clinica psicologica, la prassi operativa deve considerare non tanto la difficoltà del soggetto, quanto la sua particolarità, la sua disponibilità, la sua stessa valutazione del problema e del cambiamento. Ciò significa promuovere uno sviluppo globale, soggettivamente percepito, niente affatto isolato rispetto al mondo socio-culturale e relazionale di riferimento, un movimento promosso in più direzioni e in più forme da un clinico “facilitatore” piuttosto che “operatore”, un professionista che è, anche in un contesto maggiormente tecnico come quello abilitativo-riabilitativo, strumento esso stesso di promozione di uno spazio di scambio intersoggettivo orientato alla perturbazione strategicamente orientata di un modo di essere necessario per la persona, in quanto storicamente costituito, ma attualmente non funzionale all’adattamento contestualizzato.
Testo tratto da Pesci, S. (2014). Abilitazione-riabilitazione psicologica ad orientamento cognitivo-costruttivista. In Nuovi Orizzonti, XI, gen-giu 2014.
Per iniziare un percorso di abilitazione-riabilitazione psicologica
puoi rivolgerti al dott. Simone Pesci
oppure contattare il Centro attraverso l'apposito modulo
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